mercoledì 24 novembre 2010

Alessandro Carli su Fixing San Marino e La voce di Romagna 3novembre 2010

Un inno all’amore, dolce e struggente. Un manifesto a maglie strette, come il legame che unisce Ginetta Maria Fino e Giuseppe “Pino” Mainieri, interpreti del raffinato “Non mi ricordo”, nei giorni scorsi al Teatro degli Atti di Rimini. All’interno di una scenografia semplice ma funzionale (una piccola scaletta, un tavolino e una lavagna) i due attori portano da qualche tempo sui palchi teatrali italiani la storia di una vita nata in piazza a Bologna, e che oggi – dopo un terribile incidente che ha coinvolto l’attore - trova una nuova dimensione: quella della destinazione. Quella di un pubblico.Ginetta Maria Fino e Giuseppe Mainieri sono la storia dell’Italia: le contestazioni sotto le Due Torri, le lettere dell’uomo durante la naja e la caduta con la Vespa, spaventosa e dolorosa, che l’ha costretto a uno stato di coma prolungato. La bellezza di questa spettacolo risiede nel “taglio” che Ginetta Maria Fino ha saputo connotare: giocando su registri anche comici – Mainieri sul palco ha una verve molto contagiosa – l’attrice descrive il microcosmo raccontando il macro. Ed è un dono raramente riscontrabile sulle tavole dei teatri, lì dove il sottile filo che separa la finzione dalla realtà spesso ha colori smaccatamente fluorescenti. Qui invece la storia è vera: è vera la forza dei due in scena, è reale il dolore della donna, ma è altrettanto straordinaria la capacità di sapersi mettere a nudo davanti ad una platea. Così si sgranano gli anni: il buffo incontro tra i due, l’amore che cresce, il matrimonio, la nascita del figlio nel 1982, l’anno dei mondiali di calcio. Pino non ricorda nulla: non la nascita del pargolo (per lui l’82 è l’inno di Mameli), non le lettere di contestazione, non il matrimonio, non il teatro. Ricorda – ma solo nel finale – gli anni della piazza: a pugno chiuso, proprio oggi che “i comunisti non esistono più”. Un teatro civile che sa superare la definizione limitativa della stessa definizione: “Non mi ricordo” è un piccolo capolavoro di emozioni, costruito e cucito sui due attori/persone che si amano e conoscono tempi e respiri. Un manifesto che scorre sui tasti neri e bianchi del pianoforte: la risata diventa riflessione, come nei clown, quando sotto il sorriso si cela, spesso il dolore.

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